domenica 8 dicembre 2013

Stephanie Barron - Jane e il mistero del Reverendo

Ammetto che ci sto prendendo gusto nell'iniziare una lettura storcendo il naso e ritrovarmi invece via via a ricredermi fino a terminarla con una certa soddisfazione, tanto più godibile proprio perchè inaspettata.
Suvvia: una ex collaboratrice della CIA che scrive un giallo con protagonista Jane Austen: non è incredibile e nello stesso tempo irresistibile?
Probabilmente avrei dovuto iniziare dal primo volume della serie ma sinceramente non sono stata a pensarci troppo - visto e preso - anche se è consigliabile recuperare l'introduzione al primo volume (Jane e la disgrazia di Lady Scargrave ) dove Barron spiega come è iniziato tutto, nella casa di famiglia a Baltimora di una coppia di suoi amici, imparentati alla lontana con la famiglia Austen, dove vengono alla luce i diari in cui la scrittrice racconta di come si sia ritrovata alle prese di alcuni misteri da lei poi brillantemente risolti; diari che vengono restaurati e affidati a Barron, che ne diventa la curatrice, per la sua competenza e il suo interesse per le "detective fiction".
Jane e il mistero del Reverendo è la seconda avventura di Jane che, in vacanza con i genitori per qualche mese, nell'autunno del 1804, a Lyme Regis, nel Dorset, si ritrova coinvolta in traffici di contrabbando, un'esecuzione, un omicidio, fughe rocambolesche dalla Francia napoleonica ormai quasi allo sbando e una fugace passione per l'affascinante Mr. Sidmouth, che non è Mr. Darcy ma che, come fuorilegge, può permettersi qualche mossa (appena) più azzardata.
Al di là della trama che può essere, sempre per via della protagonista, un po' destabilizzante (però ho riso di fronte all'immagine di Jane che, nascostasi in una grotta, colpisce con il calcio di una pistola un omone armato salvando la situazione) è un libro costruito su basi storiche e geografiche solide, accurato e attento ai piccoli dettagli e al linguaggio, che si affida alle lettere e alle poche notizie esistenti per coprire (congetturare?) le lacune sulla vita della grande scrittrice (di cui vorremmo, noi austeniane innamorate, sapere ogni minimo dettaglio).
La scrittura di Barron attinge, a partire dall'incipit, a piene mani dai libri che (sempre noi austeniane innamorate) adoriamo e celebriamo, le note con cui puntualizza aneddoti o situazioni pervadono la lettura di credibilità e, personalmente, ho sorriso estasiata di fronte alla descrizione del Cobb di Lyme Regis mentre nella mia testa scorreva la scena della caduta di Louisa Musgrove in Persuasione.
Insomma ho scoperto un libro di cui forse, come detto in qualche recensione, non si sentiva il bisogno ma che mi è piaciuto moltissimo: non vedo l'ora di avere tra le mani tutti gli altri e godermi di nuovo, per un po', la mia cara Miss Jane Austen.

2 commenti:

  1. Un paio d'anni fa ho comprato il primo libro della serie da regalare ma, prima di consegnarlo, ho curiosato e ho letto le prime pagine. La premessa del ritrovamento del manoscritto ha un qualcosa di così classico che mi ha messo nel giusto spirito, quindi ho proseguito, leggendo con piacere i primi due capitoli. Poi il libro è andato alla legittima proprietaria e io non ho più ripreso il titolo, né altro dell'autrice, ma mi è rimasta la sensazione di una lettura leggera e piacevole.
    Insomma, tutta questa pappardella per dirti che capisco perfettamente il tuo ultimo paragrafo :D Prima o poi, quando avrò bisogno di una lettura leggera (ma dignitosa), proverò a procurarmi nuovamente il primo libro della serie :)

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    1. Anche perché Barron è brava nell'usare la lingua letteraria di Jane, e si sofferma anche su dettagli frivoli ma piacevolissimi, come la scelta di un paio di guanti o la scelta di una carrozza. Confermo: una lettura leggera ma dignitosa :)

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