Nonostante la grande passione che nutro per la fantascienza in versione cine/televisiva questa stessa passione non l'ho mai applicata alla lettura.
Poi M. ha recuperato chissà dove I robot e l'Impero e Preludio alla fondazione.Sono stati per un po' a girarmi intorno, l'introduzione dello stesso Asimov che indica Preludio alla fondazione come il primo libro (anche se scritto dopo) della serie appunto della Fondazione mi è parso un buon segno per iniziare.
Se devo essere sincera ero abbastanza intimorita, se non altro dalla fama dello scrittore, invece mi sono ritrovata a seguire la vita su Trantor, pianeta principale dell'Impero Galattico, trotterellando con naturalezza dietro il matematico Hari Seldon che vi giunge per un congresso e si ritrova, istigato da Hummin/Demerzel/Daneel e accompagnato dalla storica Dors Venabili, in fuga attraverso tutti i vari settori del pianeta, popolati da ancor più vari (e bellissimi) personaggi, alla ricerca di fondamenta per la sua idea della psicostoria (che è anche il motivo per cui si ritrova in apparente pericolo) e inseguendo la leggenda dell'esistenza di un robot come ultima prova e ultimo legame con un passato che conduce alla Terra e all'origine dell'umanità.
Asimov è un grande affabulatore e si arriva in fondo al volume (nonostante le ultime pagine a mio parere stonino un po') mettendo già a punto un piano su come procurarsi tutti i suoi libri (e magari in queste stesse vecchie edizioni Mondadori, con queste stupende sovraccoperte).
Insomma, tutto cospira a non voler farmi snellire le pile di libri lasciati a metà; a volte però anche questa è una soddisfazione.