sabato 24 agosto 2013

Helene Hanff - 84, Charing Cross Road

Di fronte a questo librino non mi capacito di aver aspettato così tanto a leggerlo.
Librino davvero: piccolo formato, essenziale e pulito nella grafica, poco più di cento pagine ma di meraviglia.
Pubblicato per la prima volta nel 1970 è una raccolta della corrispondenza avvenuta a iniziare dal 1949 tra Helene Hanff e il personale della libreria antiquaria Marks & Co. a Londra, 84, Charing Cross Road, in un crescente rapporto di amicizia che si protrarrà per vent'anni, fin quando la libreria verrà smantellata.
Così sfogliamo le lettere esuberanti della scrittrice/sceneggiatrice Helene alla ricerca di vecchie edizioni di saggistica del seicento/settecento e le lettere pacate di Frank Doel, il principale corrispondente di Helene, in cui, via via, si intrufolano le lettere dei colleghi di Frank, degli amici di Helene in viaggio a Londra e alla libreria, della famiglia di Frank e della sua anziana vicina di casa.
Siamo negli anni dell'immediato dopoguerra, l'Inghilterra fa i conti con il razionamento alimentare, Helene, dalla ricca America, invia alla libreria uova, bacon, calze e richieste di libri sognando il giorno in cui potrà finalmente visitare Londra, Frank fruga nelle vecchie dimore inglesi di campagna alla ricerca di una buona edizione del Tristam Shandy o del diario di Samuel Pepys (che ora voglio leggere anch'io!).
La fine lascia un po' di amaro in bocca, in senso positivo, come dovrebbe essere per ogni buona lettura, e un po' di rammarico che si attenua nell'apprendere che 84, Charing Cross Road ha dato lo spunto a Helene per altri due libri: The Duckess of Bloomsbury Street e Q's Legacy (oltre al film, con Anne Bancroft e Anthony Hopkins, che sembra abbia fatto da traino  nel far diventare il libro un "libro di culto").
Non mi sono piaciute - ma è un puntiglio mio - le note messe in fondo al libro invece che in fondo alla pagina, ma sono da leggere per bene anche quelle e magari tornare indietro e godersi di nuovo i commenti di Helene sulle edizioni ricevute, sugli scritti in sé o nel reclamare il suo diritto a gettare i libri che non le servono e decidere un acquisto solo dopo aver letto per bene il libro, per poterlo rileggere all'infinito.

venerdì 23 agosto 2013

Elizabeth Ferrars - Delitto a regola d'arte e Rebus per otto

Questa estate mi aveva felicemente sorpreso (e illuso) iniziando in ritardo ma adesso, e lo sapevo!, sembra non finire mai, aumentando la mia voglia di svago inerte, di ore fatte scivolare via.
Così ho tirato fuori una pila di vecchi Gialli Mondadori, una mia grande passione, che M. mi ha gentilmente procurato chissà dove alcuni mesi fa e di cui mi ero quasi dimenticata.
Ho iniziato per caso da Delitto a regola d'arte di Elizabeth Ferrars, autrice inglese che (shame on me!) non conoscevo, e mi è piaciuto moltissimo, proprio il giallo classico inglese che adoro: è stato con soddisfazione che ho scoperto che la pila conteneva un altro volume della stessa autrice, Rebus per otto.
Per essere rispettivamente del 1968 e del 1961, e tenendo conto che si tratta di edizioni super-economiche, questi 2 librini se la sono cavata davvero egregiamente, non sfaldandosi durante la lettura e inebriandomi di quell'odore tipico dei libri vecchi che alcuni chiamano "di muffa" e io profumo.
Ambientati in Inghilterra vengono definiti come "gialli psicologici" e in effetti Ferrars è brava a tratteggiare i personaggi, gli ambienti e i paesaggi in un affresco che fa passare il delitto in secondo piano e fa si che le conclusioni piuttosto frettolose non disturbino più di tanto.
Qualcosa di recente, ebooks prevalentemente, si trova ancora di Ferrars (in italiano, in inglese ovviamente è pubblicata continuamente) ma il bello dei Gialli Mondadori è la lettura inframezzata dalle pubblicità, di libri e non, che strappano un sorriso, e "La rivista di Ellery Queen" in appendice che ci racconta la passione morbosa per i delitti e i grandi e piccoli misteri insoluti.
Vale quindi la pena cercare di recuperarli in queste edizioni: il mio girovagare tra bancarelle e negozi di libri usati dovrà dilatarsi una volta di più.

giovedì 15 agosto 2013

Virginia de Winter - Black Friars 1 e 2


La Leggivendola ne aveva parlato bene, Twilight mi era piaciuto (il primo volume perlomeno, a metà del secondo ho piantato lì tutto) e mi fa sempre piacere un po' di fantasy, soprattutto in questo interminabile periodo di attesa della fine di una stagione che non amo per niente.
Inoltre sono ancora (!) completamente affascinata dal potermi comprare un libro alle 11 della sera e averlo sul mio e-reader nel giro di un paio di minuti.
Il primo volume - L'ordine della spada - inizia bene, se non fosse che, nel farmi largo per più di cinquecento pagine tra valanghe di metafore, paragrafi a volte del tutto incomprensibili e un uso del complemento soggetto totalmente soggettivo, mi sono persa la trama.
I dialoghi non sono male nella loro semplicità e l'ambientazione è affascinante ma da Fazi mi aspettavo un editing un po' più raffinato.
Ho apprezzato però il prezzo dell'ebook, consono ad una prima conoscenza: voglio dire: per 1,99 euro è valsa la pena provare e anche dare a Virginia de Winter una seconda possibilità.
Il secondo volume, L'ordine della chiave (prequel del primo volume), scorre di più, ha meno pagine e meglio sfrondate, che danno modo di apprezzare l'elaborazione della storia, degli ambienti e di qualche personaggio ben costruito.
La storia d'amore tra Eloise e Axel, attorno a cui ruotano i due volumi, è a volte molto, molto stucchevole e, a tratti, un po' forzata. Ma è fiction e YA: ci sta.
Insomma, una lettura leggera d'evasione, senza aspettarsi troppo, di cui rimangono altri due volumi: sono andata a sbirciare negli estratti (questi miracoli della tecnologia che vengono in soccorso nei tediosi momenti delle lunghe giornate in ufficio) ma per ora mi fermo qui.