domenica 28 luglio 2013

Elizabeth Gaskell - La vita di Charlotte Brontë

Nonostante sia Jane Eyre il mio libro preferito tra quelli delle sorelle Brontë ho sempre avuto un debole per Emily, quindi il volume della Gaskell (che, al solito, mi è capitato tra le mani per caso) l'ho iniziato soprattutto per l'affetto che mi lega alle edizioni La Tartaruga, che ho sempre amato molto, ma un po' svogliatamente.
Ci sono rimasta letteralmente incollata per un intero caldissimo fine settimana, tralasciando qualche interruzione per riprendere fiato da una sorta di oppressione che aleggia claustrofobicamente tra le pagine.
Elizabeth Gaskell ebbe, negli ultimi anni della breve vita di Charlotte, buoni rapporti d'amicizia con i Brontë (rimasti ormai solo in due) e fu il Reverendo Brontë stesso a commissionarle, alla morte della figlia, la sua biografia.
Scrivere di un membro della famiglia Brontë eludendo tutti gli altri è impresa impossibile ma la parte del leone, in questo caso, la fanno Charlotte e il paesaggio aspro e rude della brughiera dello Yorkshire che circonda la canonica di Haworth, solitaria e insalubre, circondata su tre lati dal cimitero del paese, che divenne parte integrante della vita dei sei piccoli Brontë al punto che non riusciranno mai a staccarsi da lei, ammalandosi addirittura ogni volta che se ne dovevano allontanare.
Rimasti orfani in tenera età e cresciuti dalla severa zia Elizabeth e dalla domestica Tabby, a cui rimarranno legatissimi per sempre, i Brontë crescono facendo uso senza restrizioni della fantasia e dell'immaginazione, appassionandosi alla conversazione, alla lettura e ai dibattiti politici e religiosi, sognando successi artistici e letterari.
Elizabeth Gaskell ebbe l'opportunità di poter accedere di persona non solo ai ricordi e alle opininioni di chi aveva conosciuto i Brontë ma anche, grazie ai destinatari stessi, di poter leggere e trascrivere molte delle loro lettere, così da far sentire chiara e forte la loro voce e, nel caso di Charlotte, lasciandole quasi interamente le redini del racconto, ripercorrendo l'amore totale per la brughiera, la morte precoce delle due sorelle maggiori, Mary e Elizabeth, per le privazioni e la vita malsana condotta alla Scuola per le figlie degli ecclesiastici a Cowan's Bridge (che ispirerà Jane Eyre), i progetti, una volta finiti gli studi, di aprire una scuola privata all'interno della canonica e la permanenza in Belgio di Charlotte e Emily per imparare le lingue e poterle insegnare, i lavori come istitutrici, le speranze di successo per il fratello Branwell che cadrà invece, per una delusione d'amore, nella spirale del bere e dell'oppio, le prime poesie e i primi romanzi pubblicati sotto gli pseudonimi di Acton, Currer e Ellis Bell, i primi viaggi a Londra e il graduale riconoscimento delle loro opere, la morte di Branwell e, a poca distanza, di Emily e Anne, il matrimonio di Charlotte con il Reverendo Nichols che sarà un attimo solo di felicità.
E' un libro, come ho detto, cupo e a tratti soffocante ma intriso dell'affetto e dell'ammirazione di Elizabeth verso Charlotte e la mente di tre donne che, pur ancorate a rigide tradizioni e modelli di vita, non permettono a nessuno di sottomettere la loro libertà intellettuale e di pensiero.
E al di là delle notizie biografiche (su cui aleggiano un certo pudore dovuto all'amicizia, la necessità di non trascrivere nomi di persone ancora in vita, la censura vittoriana) la meraviglia infatti è l'opportunità di leggere le bellissime lettere in cui Charlotte esprime le proprie opinioni sulle sue ultime letture, consiglia ad un'amica i titoli imperdibili, svela l'amore per Thackeray e le perplessità sul successo di Jane Austen.
E ascoltandola, sembra di vederla, nella sua stanza sulla brughiera, vestita di nero, in maniera semplice, con un volumetto tra le mani o china su un foglio, questa donna gracile e timidissima, che rassegna a Dio ogni dolore e che "desiderava essere criticata in quanto scrittore, senza allusioni al suo sesso".

venerdì 26 luglio 2013

Brendan O'Carroll - Agnes Browne ragazza

Agnes Browne ragazza è stato scritto, nonostante sia cronologicamente anteriore, dopo Agnes Browne mamma, ed è molto più bello.
Inizia e finisce con il matrimonio tra Agnes Reddin e Rosso Browne ma è la storia di una grande amicizia, quella tra Agnes e Marion.
Ed è con loro che la mattina del matrimonio di Agnes torniamo indietro nel tempo per conoscere Connie, figlia del proprietario della fonderia di Dublino, e del suo amore per Bosco Reddin, operaio della stessa fonderia, che la porterà a farsi ripudiare dalla famiglia trasferendosi al Jarro, quartiere popolare, dove si sposa e comincia a crescere le due figlie, Agnes e Dolly, dove cominciano a manifestarsi i sintomi di una malattia mentale che le fa dimenticare le cose e dove vede morire il marito per difendere un ragazzino e la voglia di libertà e di giustizia dell'Irlanda.
Agnes si ritrova così a dover accudire la mamma e la sorellina, entrando a far parte, grazie all'aiuto di Marion che vi lavora assieme alla madre, della grande famiglia del mercato della frutta di Dublino, dove Nelly "coltello" Nugent  le offre un lavoro e diventa una figura adulta su cui fare riferimento.
Ed è la storia della possibilità rincorsa da Agnes di espatriare in Canada lasciando invece il posto a Dolly facendola fuggire da prigione, in cui era finita per una bravata, mentre lei, incinta, diventa Agnes Browne sposandosi, con grande scandalo, con l'abito bianco di sua madre che in un ultimo momento di lucidità torna a testa alta la Signorina Constance Parker - Willis.
E' un libro pieno di allegria, delle risate con cui, anche per un solo istante, ci si scrollano di dosso le brutture della vita.
Ed è un libro amaro, un'ode al coraggio e alla forza delle donne che reggono e mandano avanti un mondo che poi di fronte a loro si gira dall'altra parte.
Mi ha fatto piacere averlo letto.
E le copertine di Neri Pozza sono sempre bellissime.
Però per me, almeno per un po', la saga di Agnes Browne si ferma qui.